Autore Topic: Non è vero che il mare... - di Adriano haze Susca  (Letto 1134 volte)

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adrianohaze

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Non è vero che il mare... - di Adriano haze Susca
« il: Mercoledì 10 Febbraio 2010, 22:18:55 »
titolo non ne ha questa poesia, ho usato le prime parole, ha una soprta di preambolo come altre mie, lo legete in corsivo.ha una data come tutte. Fatela a pezzi. La poesia non la data.




di notte mi hai chiesto cosa faccio: guardo il mare, come una culla verde.


Non è vero che il mare di notte non si vede.
Linee bianche, parallele
eternamente disordinate. 
L’onda languida della scaduta culla
luci all'orizzonte di barche in attesa.
Boe, arance inadeguate
frutti non di immoti rami
ma di flessuosi cordami.
Quel balenio discontinuo di sassi
tormentati dal frangersi delle onde
rotolano sul bagnasciuga 
come piccole tartarughe
cercano di conquistare
una spalancata libertà.
I miei occhi, soli
si spengono nell'acqua
nell'immensità
di questo assalito Mare.



13 luglio 2004


aureliastroz

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Re: Non è vero che il mare... - di Adriano haze Susca
« Risposta #1 il: Mercoledì 10 Febbraio 2010, 23:42:58 »
Ho letto la tua presentazione al sito, e non posso fare a meno di ricondurmi alle tue parole nel leggere questi versi. Indubbiamente sei stato molto schietto nel presentarti al forum, quel tuo disprezzare la falsa modestia, e la curiosità di vedere di cosa eri capace, mi ha spinto a leggere queste tue righe. Devo dire che dopo tutto quel parlare mi sarei aspettato qualcosa di più, che so… magari una lirica meno scontata, qualcosa che si allontanasse dal perenne dondolar delle acque immote.
Indubbiamente ci sono degli spunti di originalità
 
“Boe, arance inadeguate
frutti non di immoti rami
ma di flessuosi cordami.”

sebbene la rima crei una dislessia fonica, un ritmo che si perde nella lettura.
Non mi piacciono (ma è un parere personale) i sostantivi usati dopo l’aggettivo, rendono il verso un po’ troppo da “vecchia letteratura” il che è in contrasto con l’immagine che tu vorresti rendere.

In un testo assolutamente cristallino nell’esposizione, ci sono un paio di versi abbastanza nebulosi:

“L’onda languida della scaduta culla”
“di questo assalito Mare”.

A parte la difficoltà interpretativa, si ritorna sempre alla opportunità di posporre il sostantivo all’aggettivo.

Insomma.... siamo nella media...

« Ultima modifica: Mercoledì 10 Febbraio 2010, 23:46:36 da Il Conte »

adrianohaze

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Re: Non è vero che il mare... - di Adriano haze Susca
« Risposta #2 il: Giovedì 11 Febbraio 2010, 00:34:17 »
Citazione
Non mi piacciono (ma è un parere personale) i sostantivi usati dopo l’aggettivo, rendono il verso un po’ troppo da “vecchia letteratura” il che è in contrasto con l’immagine che tu vorresti rendere.

ottimo, non ci avevo mai pensato.

"L'onda languida della scaduta"

in effetti se non si va a pescare in mare, si potrebbe non sapere che la scaduta è il momento successivo alla mareggiata,caratterizzata da onde basse,lente e lunghe. che mi hanno sugerito il "languide".

l'assalito mare, fa più parte della mia poetica, sopratutto di quel periodo. nel mare vedo la rappresentazione di me stesso. Alterna monmenti di calma a momenti di rabbia, di tormento, di furia cieca. E in questa sua eterna instabilità, tenta di afferrare un qualcosa che possa donargli la sicurezza, ma ogni volta che crede di averla afferrata questa gli sfugge dalle dita, come la sabbia sfugge sempre alle onde. Qualcosa del genere insomma.  :D

Beh che non sono Ungaretti lo avevo detto! ora mi verrebba di impulso, publicare tutte le altre poesie!  ;D

 ma trattengo l'infantile impulso e resto in ascolto di altre critiche costruttive come questa. ;)

adrianohaze

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Re: Non è vero che il mare... - di Adriano haze Susca
« Risposta #3 il: Giovedì 11 Febbraio 2010, 01:53:29 »
tornando alla storia dei sostantivi e aggettivi, come potrei intervenire? se li inverto mi sembra che perda di forza.
anche se in effetti ho sempre pensato che il mio stile fa troppo il verso al classico, e andrebbe svecchiato.
ho postato questa poesia perchè di quel periodo è la prima che mi sembri contenere qualcosa di valido. Una sorta di passagio tra una scrittura più elementare, da paginetta di diario diciamo, e qualcosa di forse più ,maturo, senza pretese, come questa leggermente successiva.

Il Mare dopo la pioggia
è così immenso.
Grigio e abbandonato
disteso sulla superficie
appagato come un amante.
Lunghe
salate carezze
in forme di sabbia disegnano
la sua eterna compagna.
Pochi ragazzi
camminano l'acqua alzati
su bianchi ossi di seppia.
Mi accompagno con le parole
per non lasciarmi solo.
Ognuna di esse è un tuo neo
l'unghia pallida delle tue mani,
la cicatrice
nel concavo della schiena.
In questa immensità cammino
disegnando lontane lacrime
con il verde dei miei occhi.
Accarezzano il mio viso
come onde dopo la pioggia.

Abbandonato sulla sabbia
    - una conchiglia vuota-
aspettavo te
    - l'onda-
per essere raccolto.
    - la riempie di Mare.-



25 luglio 2004