Interpretazione e descrizione della poesia:
Il "Ancora rimembro" ricordo ben ancora vivido la "sinfonia dell'epico destriero" del condottiero del cavallo Epica, del professore di lettere!
Si, credo sia questa la storia narrata, torna tutto, ma non se dopo averla letta, riletta, trovato finalmente una chiave!
Ed ecco ci viene in aiuto l'analisi del testo, dei vocavoli usati, delle metafore per la comprensione.
Così prende forma la campanella della scuola (squillo di corni) gli alunni (penitenti) ed i professori (condannati! altrui condanna) alunni giocosi che "squarciano" il "grigio" (ancora il professore che "veglia" sul "nero" registro? sul libro nero, o solo sulla china? hahhahah, scaviamo, scaviamo sui termini! immaginiamo, immaginiamo...) e... procedete pure voi! Io credo che ne avrete da dire ancora...
Bellissima, si continua e si arriva travolti sino alla chiusa... e... "ignava coscienza" ... a ritroso! "silenzia sapienza"... Ma allora il professore qualcosa ci mette in testa, senza che ce ne accorgiamo! Allora... forse... rileggiamo! E notiamo la "flebile brezza imponente l'ira" (che per leggerla e capirla prima- era già stata notata!) con la consapevolezza che chi scrive non è più l'alunno, ma il cosciente sapiente! Ed allora ecco, mi ricollego ai giochi di ruolo, forse l'autore gioca a descrivere la classe, ma...
Seconda interpretazione:
... forse è lui il professore, è lui, il poeta che scrive... che ha la penna in mano... che "intona i ricami del mio melodramma", il suo estro che "corrode gli effetti dei verbi mielosi" è il poeta che rifugge lo scontato, il mieloso! che è penitente e sente i sentimenti altrui (altrui condanna). La poesia "rea di mietere teste" inconsapevoli per portare a conoscenza, squarciare il grigiore (che il mondo sarebbe così neeero se fossimo tutti grigi!) e la "penna" sembra respirare nella mano, di vita propria, "l'ira" è impotente come la "brezza", come le parole che denunciano, ma... anche se "flebili" sicuro "rinsana cuori"!