Demetrio, autore dell’estremo Sud, arricchisce il suo talento ponendo alla ribalta, ed
esaltandoli, episodi di vita cittadina, del quotidiano, delle tradizioni e tutti che investono
in prevalenza il sociale e la comunità meridionale in cui vive.
Le sue opere vengono assiduamente investite di un linguaggio semplice ed efficace riuscendo, oltre ad incuriosire, ad inculcare nel lettore, verso dopo verso, quel particolare entusiasmo che in alcuni casi riesce anche a mozzare il fiato.
Uno di questi testi, per il quale sono stato totalmente attratto, sia per la formula poetica, sia per il problema trattato, è senza dubbio alcuno “MAFIA”.
L’autore ha concepito il testo additandogli nel suo percorso tre momenti essenziali e salienti, tre strofe probabilmente distaccate tra loro proprio per mettere in evidenza le tre fasi derivanti dalla testimonianza cittadina di un episodio di carattere intimidatorio ed estorsivo messo in atto a danno di un qualcosa senza vita: l’inerme proprietà, simbolo del sacrificio.
Tutti zitti
Bocche che non sanno urlare:
La strofa dell’osservazione, la strofa con la quale viene denunciata la testimonianza sottomessa all’obbligato silenzio, all’obbligato non vedere, tanto è così cruento che le ritorsioni debbano essere evitate, la strofa quindi dove l’autore con molto tatticismo sta a dimostrare come ancora il terrore entra attraverso le fessure di quelle persiane chiuse;
sono volti bianchi
pupille dilatate.
Si assiste impotenti, con paura, quel tipo di paura senza coscienza civile ma che tuttavia l’autore giustifica