Commento critico.
Una poesia sulla guerra che offre una prospettiva dall'interno. Il poeta parla in prima persona, e questo permette un senso di empatia immediato, anche con l'uso di parole semplici, come il tema trattato, parole di uso (purtroppo) quotidiano. Ne consegue un grande rispetto per l'individuo che non è specificato nei suoi tratti somatici.
I vocaboli semplici, pur tuttavia, non debbono far pensare ad un loro uso che non sia accuratamente studiato.
Già nel primo verso l'uso dell'ipallage "baracca morta" sposta la morte delle persone care, alla casa, una semplice baracca, ma ricca di storie ormai andate (concetto che subito viene specificato nelle righe successive): la casa che non c'è più; e riprende con le "sirene del terrore". Il poeta continua esprimendo il disagio fisico dell'individuo che subito però si rivela come disagio introspettivo con il "ma" antecedente "solo polvere... fanno compagnia" (è la solitudine che è ben sottolineata); dal particolare, il poeta apre lo scenario nei seguenti versi offrendo la panoramica dell'intorno con una tecnica quasi di zoomata cinematografica. Efficacissima l'immagine seguente delle persone vicine e di alta poetica il "piange sangue".