CHIAMAMI TRA CENTO ANNI di Demetrio Amaddeo – 09/06/2017
Chiamami tra cento anni
quando le mie rughe saranno solchi
e nel cielo ci saranno le stesse nuvole
di quel giorno di maggio
quando la pioggia era un respiro
e le lancette un bacio
conficcate nel mio fianco.
Chiamami quando sarò un tronco
e le foglie un ornamento sul mio marmo
e quel giorno vieni pure
a togliermi quei rami dagli occhi
che come aghi di pino
galleggiavano nel fiume del nostro destino
e non sarà mai tardi
non sarò più piombo
né zavorra sui tuoi passi stanchi.
Chiamami quando avremo la stessa solitudine
e la confonderemo con l'amore
senza più inquietudine
ansia e languore
ma con l'attenzione di due vecchi
storpiando poesie
sul viale che porta all'inutile infinito
nello strapiombo di un bambino
tra la paura e il gioco
di euforica morte.
Non ricordo di aver mai letto questo testo. Come sempre, premetto di non essere un bravo commentatore e di esprimere un parere solo su versi che reputo quanto meno interessanti. Preferisco non esprimermi sulle composizioni che non mi piacciono per niente, perché lo considero inutile. La struttura sembra di una canzone, con delle buone immagini, ma l'incedere non è fluido (non per me, almeno, che ho dei criteri di valutazione molto personali). Provo ad andare sullo specifico. Preferirei "cent'anni", invece di "cento anni", per la questione della scorrevolezza citata in precedenza. Avrei evitato il "quando" nel quinto verso, avendolo già utilizzato nel secondo. Mi risulta errato il "conficcate" riferito alle lancette, perché il soggetto, con quella sintassi, è il bacio. Trovo paradossalmente ostile la rima consecutiva "pino-destino", poiché fuori contesto. Mi risulta ostile anche la chiusa, per niente musicale, messa lì senza un motivo apparente. Queste sono le considerazioni che mi son venute di getto, dopo la lettura. In sintesi, è come se mi trovassi al cospetto di una prima stesura, una bozza, messa da parte in attesa della revisione. Ma sono solo le osservazioni di chi non si intende minimamente di poesia. Ci tengo, a questa precisazione