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In questa sperimentazione mi occuperò principalmente di metrica, chi, dunque, ritiene che la poesia sia solo sregolata spontaneità può abbandonare fin d’ora la lettura, coloro, invece, che vagheggiano essere racchiusa nei numeri tutta l’armonia dell’universo, troveranno nel seguito qualche vaneggiamento a tono.
L’argomento di cui voglio trattare sembrerà di sicuro ai più un po’ astruso e stravagante e probabilmente lo è: mi riferisco alla cosiddetta sezione aurea o proporzione divina.
Si tratta di un numero ammantato fin dall’antichità di valenze estetiche ed esoteriche, pare infatti che lo si ritrovi come rapporto tra quantità numeriche, lunghezze ed altre grandezze in numerosi casi, sia in natura dove definirebbe, ad esempio, le proporzioni del corpo umano, sia nell’arte: tanto nell’architettura, quanto nella musica.
La sezione aurea definirebbe, insomma, un ideale di armonia e di bellezza.
Naturalmente numerosi studi scientifici e psicologici si sono affannati a dimostrare la fondatezza o l’infondatezza di tale proprietà.
L’idea di questa sperimentazione è “inventare” una metrica basata sulla sezione aurea. Non è da escludere che la cosa sia già stata provata, certamente si è cercato di ritrovarla in autori antichi, io comunque mi muoverò in maniera del tutto indipendente.
La sezione aurea è strettamente connessa alla geometria del pentagono, rappresenta infatti il rapporto tra la diagonale ed il lato, ma anche i rapporti tra vari segmenti che si generano dalle intersezioni delle linee che disegnano la stella a cinque punte inscritta nel pentagono stesso, il cosiddetto pentagramma: un simbolo sacro dei pitagorici che vi ravvisavano l’unione del principio maschile (il 3) con quello femminile (il 2). Un simbolo che è rimasto denso di significati fino ai nostri giorni negli ambienti più disparati: dalle Brigate Rosse alla Massoneria.
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Tralasciando la trattazione matematica (in termini algebrici si tratta di trovare il numero f tale che f=(a+b)/a=a/b), basti dire che la sezione aurea è un numero irrazionale, non esistono, cioè, due numeri interi tali che il loro rapporto dia esattamente il suo valore numerico. Essa può solo essere approssimata da un rapporto tra numeri interi.
Esiste una successione di numeri interi i cui primi elementi sono 0 e 1 ed i cui elementi successivi sono definiti ciascuno come la somma dei due elementi precedenti della sequenza: Ni+1=Ni+Ni-1 .
Il rapporto tra due elementi successivi di questa sequenza: Ni/Ni-1 è una approssimazione sempre migliore al crescere di “i” della sezione aurea, tanto che la sezione aurea è il limite per “i” che tende a infinito di tale rapporto.
La successione in questione è stata ideata da Leonardo Fibonacci (però senza lo zero), un matematico del ‘200, e da lui prende il nome.
Per i miei scopi mi servirò quindi di questa sequenza i cui primi elementi sono i seguenti:
0,1,1,2,3,5,8,13,21,34,55,89…
Una prima ipotesi di lavoro potrebbe essere quella di riferirsi al numero di sillabe e di versi.
Poniamo di voler ottenere un componimento di 89 sillabe diviso in due strofe di 34 e 55 sillabe. Procedendo per ulteriori suddivisioni avremo la prima strofa composta da tre versi rispettivamente di 13, 8 e 13 sillabe ed una seconda strofa di cinque versi rispettivamente di 8,13,13,8 e 13 sillabe.
I versi di tredici sillabe saranno composti da un quinario e un ottonario o viceversa.
Proviamo a scrivere qualcosa di esemplificativo:
Rosa che spunti vermiglia, / vivida fiamma,
pegno d’amore, rischiara
tu, limpida alba, / pura qual sole nascente
l’antro dei giovani cuori,
segreto e scuro, / col raggio caldo e soave
della passione novella, / ardente fuoco!
Inonda del tuo profumo,
nel fiorir di primavera, / l’anime amanti.
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Ma dal momento che in italiano il ritmo è dato principalmente dagli accenti, parrebbe più sensato attribuire la proporzione divina (naturalmente nell’approssimazione della successione di Fibonacci) alle sedi degli accenti stessi.
Potremmo imporre che l’accento cada in terza, quinta e ottava sede, avremmo così un verso novenario con due rapporti approssimanti, in maniera crescente, la sezione aurea.
Proviamo:
Approdò la nave possente,
ammainando lenta la vela,
dentro al porto, ed era già sera,
tramontava il sole nel mare.
Volendo poi che la strofa abbia un numero di sillabe appartenete alla sequenza di Fibonacci potremmo inserire nella quartina due novenari tronchi. Il numero totale di sillabe è così 34.
Proporzione all’essere infuse
chi dal nulla il tutto creò
dall’abisso un soffio profuse
che in arcane cifre parlò.
Bene, per adesso ho farneticato abbastanza, ma le elucubrazioni restano aperte agli ardimentosi sperimentatori che vogliano proseguire il discorso.
-
te tu sei matto caro mio! ;D ;D ;D ;D ;D
per le mie elucubrazioni mentali
mi persi tra gorghi e risvolti infausti
che contando avrei voluto trovare
le cinquantacinque sillabe della
divina matematica sequenza
5 endecasillabi, per 55 sillabe (forse), al volo...
ho capito bene?!
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No no, Zimella cara, non ci siamo proprio! ::)
Il numero 55 in sè stesso non ha nessun significato.
E' il rapporto tra due numeri contigui della sequenza che approssima la proporzione divina, al 55 devi abbinare il 34 o l'89.
Riprovaci. ;)
-
:-[
raga, sn stanca.... non ce la faccio nemmeno ad attivare il mio unico neurone... :-X
ma ci penserò! ;)
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Vabbè dai... lascialo riposare quel povero neurone.
Deve avere avuto una giornata pesante.
Sogni aurei...
;)
-
non ci ho capito niente a livello razionale, ma se me lo spieghi bene
ci posso arrivare
con l'intuizione irrazionale
non incominciare a sblaterale
perchè se bnleff
me ne accorgo
adesso sto attenta
dai
com'è la metrica divina universale
( Fibronacci l'ho letto da qualche parte e non lo posso contestare)
-
allora...ci riprovo...
a livello poetico non è proprio divino e nemmeno tutto torna, ma è proprio difficileee!!! ::)
In fibonacci l'essenza
della vita sto cercando
ed ogni passo sulla via mi par più irto
dacchè zavorra ho legato alle mie caviglie,
ma pel pendio salgo, guardando sempre dritto.
2 versi da 8 sillabe
3 versi da 13
per un totale di 5 versi
e 55 sillabe...
2-3-5-8-13- (8+13=)21
manca 34 e salto a 55... ;D
una serie un po' anomala... ahahahahah
-
Tu,
o
noi
insieme
possiamo fare
qualsiasi cosa ci pare,
se la matematica non è un'opinione
si spremono le meningi, tra un sorsetto di metrica ed un neurone.
ahahhahahah! non è molto poetico, ma è molto fibonacci!
-
Bravissime! :laugh:
Vedo che la proporzione divina comincia a fiorire tra i vostri aurei versi.
Zima: con qualche piccolo accorgimento la sequenza può divenire completa.
Basta che nella prima strofa i versi siano uno di 8 e uno di 13 sillabe e nella successiva terzina ci siano due versi di 13 ed uno di 8 sillabe.
In tal modo la prima strofa ha 21 sillabe, la seconda strofa ne ha 34 ed in totale sono 55.
Il che poi non è altro che una riproposizione della seconda strofa del mio primo esempio. ;D
Marina: 1,1,2,3,5,8,13,21 la sequenza è perfetta!
Come forma metrica, forse, risulterebbe un pochino troppo restrittiva. 8)
Rb: Come non ci hai capito niente? ???
Eppure la spiegazione mi sembra molto chiara ed accessibile anche per chi non ha dimestichezza con la matematica.
Rileggi con attenzione… ::)
-
...Uhmmm...interessante...al mio ritorno, ci proverò...
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ecco, adesso ci provo
Se
mi
va
imparo
divertendomi
allegramente con voi
se non sono tanto matematica Sono
il ventidue mi spiazza vado a passeggiare sul mare
è sfinente questo esperimento di poesia, comunque
se mi sono avvicinata è già un successo
aspetto il responso.
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Bravissime! :laugh:
Vedo che la proporzione divina comincia a fiorire tra i vostri aurei versi.
Zima: con qualche piccolo accorgimento la sequenza può divenire completa.
Basta che nella prima strofa i versi siano uno di 8 e uno di 13 sillabe e nella successiva terzina ci siano due versi di 13 ed uno di 8 sillabe.
In tal modo la prima strofa ha 21 sillabe, la seconda strofa ne ha 34 ed in totale sono 55.
Il che poi non è altro che una riproposizione della seconda strofa del mio primo esempio. ;D
magari fossero aurei! ahahhaahah
grande stè! non ci avevo pensato, o forse nn volevo copiarti! ahahaha
vabbè, se il mio neurone non mi abbandona prima, lo farò lavorare ancora! ;)
-
Apro una parentesi.
Naturalmente resta tutto da dimostrare che il nostro verseggiare abbia qualcosa a che fare con l’arte, ma può essere interessante allargare un poco lo sguardo, in chiave artistica, sull’argomento. Esso, infatti, non è poi così alieno alla speculazione in questo campo come potrebbe sembrare a prima vista.
Come ho detto, la proporzione divina o la sequenza di Fibonacci si possono ritrovare in numerose espressioni artistiche: dalla piramide di Cheope a Le Corbusier, da Leonardo da Vinci all’arte contemporanea.
Un artista contemporaneo che ha fatto largo uso dei numeri di Fibonacci nella sua opera è Mario Merz (1925-2003).
Protagonista dell’arte povera e processuale, [Merz] opera con riferimento costante alla progressiva crescita della forma e dell’energia fisica e mentale in base alla serie numerica di Fibonacci (opera del monaco matematico, a Pisa, nell’anno 1202). Merz la usa come simbolo di influsso vitale di proliferazione inseribile in un’architettura o in un assemblage di materiali poveri scritta col neon o col lapis, traducibile in disegno o rapportabile ad una crescita biologica. “…il pensiero si esprime in spirali, in restringimenti e in dilatazioni; il pensiero è certamente un nucleo sconosciuto e carico di polarità opposte che non possono essere prese per altra cosa se non per infinitesimi calcoli”.
(http://www.museomuspac.com/collezione/MerzMario/MarioMerz02.jpg)
Tavoli Fibonacci, Mario Merz, installazione al Parc Lullin, Ginevra 1985.
Quest'opera rappresenta forse l'idea più compiuta rispetto al ciclo dei tavoli dell'autore, in quanto si amalgamano due discorsi: i tavoli concepiti come la rappresentazione architettonica e oggettuale della serie Fibonacci e, visivamente, la spirale. Rispetto al ciclo dei tavoli l'artista in un'intervista dell' 81 (con Amman Pagé) afferma: "L'idea del tavolo mi è venuta la prima volta mentre stavamo seduti, tutti assieme, in un ristorante. C'era un fotografo che fotografò prima una persona, poi due, tre... fino a 55. Era una struttura corrispondente alla serie numerica Fibonacci... Ho fatto perciò un tavolo per una persona, per due persone, poi per tre e così via...”
(Foto e testi da http://www.museomuspac.com/collezione/MerzMario/MarioMerz.html (http://www.museomuspac.com/collezione/MerzMario/MarioMerz.html))
D’altra parte anche la spirale è una figura geometrica passibile di notevoli allacci con la sequenza di Fibonacci e con la sezione aurea.
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Un’altra installazione che utilizza la successione in questione è quella realizzata con luci al neon sulla Mole Antonelliana a Torino nel 1984, intitolata “Il volo dei numeri”.
(http://www.comune.torino.it/torinoplus/files/Image/whatson/whatson-18.jpg)
Il volo dei numeri, Mario Merz, Torino 1984
(Foto da http://www.comune.torino.it/torinoplus/francais/turinaujourlejour/fotogallery/1418.html (http://www.comune.torino.it/torinoplus/francais/turinaujourlejour/fotogallery/1418.html) dove è molto più grande e si vedono i numeri.)
Nota: tutto il materiale utilizzato è dato dai rispettivi siti come disponibile, con esclusione dello scopo di lucro, purché ne venga citata la fonte. E così ho fatto.
Chiusa parentesi.
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x Rb:
Brava! :D
Vedi che se ti impegni...
Però, adottando la metrica "Marina" ci sono alcuni appunti da fare:
-Il terzo verso deve essere di 2, ora è vero che "va" è un verso binario tronco, ma allora anche i precedenti, è meglio usare un verso di due sillabe effettivamente contabili.
-Il quinto "divertendomi" è un quaternario sdrucciolo, è sì di 5 sillabe, ma metricamente è di 4, meglio usare un quinario piano.
-Lo stesso si può dire per il settimo.
-L'ottavo verso poi deve essere di 21 sillabe.
Se
mi
piace
imparo
e mi diverto
allegramente con voi
anche se tanto matematica non sono.
L'ottavo verso dev' esser di ventuno... Comunque buona passeggiata! ;)
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Un’altra installazione che utilizza la successione in questione è quella realizzata con luci al neon sulla Mole Antonelliana a Torino nel 1984, intitolata “Il volo dei numeri”.
(http://www.comune.torino.it/torinoplus/files/Image/whatson/whatson-18.jpg)
Il volo dei numeri, Mario Merz, Torino 1884
(Foto da http://www.comune.torino.it/torinoplus/francais/turinaujourlejour/fotogallery/1418.html (http://www.comune.torino.it/torinoplus/francais/turinaujourlejour/fotogallery/1418.html) dove è molto più grande e si vedono i numeri.)
Nota: tutto il materiale utilizzato è dato dai rispettivi siti come disponibile, con esclusione dello scopo di lucro, purché ne venga citata la fonte. E così ho fatto.
Chiusa parentesi.
eh..questa della mole l'ho vista, e passandoci sotto mi ero proprio chiesta il perchè... ::) ;D
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Fortunata! Io l'ho vista solo in foto o in televisione. ::)
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bhe, tanto per... anche se non si vede bene in questa immagine... è presente anche alla stazione vanvitelli della metropolitana collinare di napoli e, vi assicuro, ha un effetto scenografico veramente bello... :D
(http://www.giovani.architettinapoletani.it/images/home.jpg)
http://www.giovani.architettinapoletani.it/index.asp?titolo=home
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Già, non si vede tanto bene. Tu l'hai vista dal vero? Quelli ai lati della spirale sono i numeri di Fibonacci? Immagino che siano anche distanziati lungo la spirale, dal centro alla periferia, secondo il loro valore numerico.
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eccerto ke l'ho vista, anzi, la vedo spesso! ;)
si, i numeri lungo la spirale sono quelli della serie, l'1 partendo dal centro e, distanziati a seconda del valore in modo via via crescente, gli altri che compongono la serie.
non ho trovato una foto migliore... magari la prox volta che ci passo ne faccio una io! :D
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"...Ho preferito e amato tanto la matematica che mi sono convinta che i numeri e i loro rapporti, le proporzioni e il conseguente ritmo, dirigono la vita nel mondo, alla base dell’esistenza di ogni oggetto, animale o uomo. Il ritmo è nella vita, nella musica, nella natura.
Ci sono popolazioni che lo ereditano direttamente nel DNA e come testimoniano i movimenti ritmici di bambini di altre latitudini che cominciano ad ancheggiare appena sentono un ritmo musicale.
Ma deve essere una particolarità di ogni bambino piccolo perché mio figlio a due o tre anni ballava a ritmi molto improbabili come musiche: riusciva a muoversi in una danza quando sentiva il gorgogliare del caffè nella caffettiera oppure al rumore dell’acqua risucchiata dallo scarico del lavandino…
Tutto ciò per dire quanto mi piaccia la matematica." Questo brano l'ho stralciato da un mio lavoro.
tanto mi piacciono i numeri e, visto che sono qua, anche la poesia, mi diverto a provare anch'io...
Tu
non
vedi
il pianto
che il mio sguardo
ha velato, oscurando
il cielo e ogni altra creatura
che nutriva di luce il mio cuore, di tanto colore, la vita.
-
In
un
volo
lucente
di Fibonacci
la numerica sequenza
osservo volteggiare lungo la spirale
afferma qualcuno che riveli la segreta armonia della natura.
(Ispirata alla spirale della stazione Vanvitelli).
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originalità, fantasia creativa e godibilità... rigorosamente "fibonacceschi"(?)
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se
tu
leggi
poco e
male ... non trovi
una spirale! ma se puoi
vai a vedere nel forziere del dio mare...
se nel nautilus sai guardare una di certo ne troverai
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Brava Patty! Ci hai preso gusto... :)
(http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/0/08/NautilusCutawayLogarithmicSpiral.jpg/793px-NautilusCutawayLogarithmicSpiral.jpg)
Nautilus: sezione della conchiglia.
Pare che tra le sezioni successive si possa ritrovare il rapporto aureo. :o
(by http://it.wikipedia.org/wiki/Immagine:NautilusCutawayLogarithmicSpiral.jpg)
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eh, sì... c'ho preso gusto
è
la
bella
spirale
della conchiglia
il cui nome è Nautilus
che si costruisce lentamente nel tempo
e ha, della proporzione divina di tal Fibonacci, grande rispetto
e se ne volete sapere di più o volete disegnarla ... andare alla pag. http://www.math.it/spirale/fibonacci.htm
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Ho la sensazione di un travisamento totale.
LA POESIA è posia, amore sensazioni teoremi mancati alla matematica, cosa che purtroppo ho a che fare tutto il giorno.
La poesia è un qualcosa di eccelso,in cui neppure la matematica quantistica può, per quanto casualistica dare una giustificazione logica. La poesia è caos, è estro, è quello a cui manca la gelida matematica assolutistica.
Nella posia non esiste l'assoluto, esiste ciò che è la musica lessicale. La licenza è nulla, non conta il quanto, ha valore solo il sentimento e questi non può tradursi in numeri, ma in sensazioni non tradotte e non traducibili. ;)
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Mi fa piacere questa alzata di scudi appassionata a favore della Poesia quella con la P maiuscola. Sono d'accordo con te la poesia è tutto ciè che tu hai così bene espresso... ma, c'è un ma.
prima cosa ho sbagliato io a ritornare su qualcosa su cui già avevo lavorato e si sa che i ritorni in poesia sono controproducenti;
questo è uno spazio di sperimentazione e bisogna rendere onore agli innovatori. Se nessuno comincia, se non c'è un input a trovare strade nuove, si rimane fermi ... vedi la lingua italiana se non avesse iniziato qualcuno a utilizzare il volgare (credo fosse in un documento di un notaio... correggetemi se sbsglio) nello scrivere ... scriveremmo ancora in latino;
per non parlare del fatto che come ha detto Stefano nell'introduzione, già prima di noi qualcun altro si è cimentatonell'impresa...
e poi stiamo divertendoci,provando,sbagliando, si parla ci si conosce...
io non sarei così restrittiva, accetto e sono d'accordo che le mie "poesie" non fossero proprio degne di tale nome, ma le scriverei ancora perchè qui stiamo imparando... almeno io.
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Ho la sensazione di un travisamento totale.
LA POESIA è posia, amore sensazioni teoremi mancati alla matematica, cosa che purtroppo ho a che fare tutto il giorno.
La poesia è un qualcosa di eccelso,in cui neppure la matematica quantistica può, per quanto casualistica dare una giustificazione logica. La poesia è caos, è estro, è quello a cui manca la gelida matematica assolutistica.
Nella posia non esiste l'assoluto, esiste ciò che è la musica lessicale. La licenza è nulla, non conta il quanto, ha valore solo il sentimento e questi non può tradursi in numeri, ma in sensazioni non tradotte e non traducibili. ;)
eppure anche l'universo è caos... e... la musica è matematica! Vu vedè che... bho! Chissà...
E la pittura... non è forse un gioco cromatico ma anche colori, simboli, studi del campo visivo, luci... sommiamo, sommiamo... scopriamo sempre qualcosa! E bhe... io amo la matematica, la logica, e... non sono forse le logiche associazioni di idee che permettono il senso evocativo delle parole poetiche? E non è forse il ritmo che ne stabilisce la musicalità eguardachegirovavagandonelgiornonovellol'acquariesceinrugiada!
Vu vedè che... bho! chissà...
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Sono anch'io dell'idea che la matematica non sia proprio estranea alla poesia...
Ma pensate, non ci sono regole matematiche nella metrica? non bisogna contare le sillabe per rispettarne il numero... chi scrive un sonetto deve tener presente che sono quattro strofe ma a due e due diverse e il verso di quante sillabe ...
Certo è come la musica c'è chi suona ad orecchio e anche in poesia chi ne sente la musicalità non ha bisogno di contare...
Dante ha scritto tre canti incredibili, se l'ispirazione fosse sporadica e si dovesse scrivere solo quando il sentimento trabocca dal cuore... avrebbe avuto bisogno di dieci vite per completare il suo capolavoro!
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io non sono d'accordo....
...la matematica è una cosa...la poesia un'altra!!
..è vero...possiamo trovare delle connessioni (umani siamo...quindi portati a trovare connessioni con tutto e il contrario di tutto etc.), ma, ragionando, la diversità c'è ed è pure sostanziale..
..perchè nella matematica i concetti logici sono alla base, nella poesia prevale solo "l'emozione della parola"...che è un illogico per eccellenza..
la poesia è astrazione assoluta...
..la matematica è un'astrazione dichiarativa...(definizione di: insieme, di numero, di funzione, di integrale, di derivata, di spazio.. di algebra... etc. e tutto ciò che ne consegue)....se non definisco "l'oggetto matematico" con una serie di proposizioni e/o dichiarazioni inziali (assiomi) non posso fare alcuna matematica...(posso affermare solo cose senza senso e non dimostrare nulla)..
..la poesia (intendo quella non metrica) è antiproprositiva e antidichiarativa, concettualemnete caotica in alcuni casi...la nostra mente poi riduce le parole, le frasi e/o la loro vera e/o presunta armonia etc. in un contesto personale di emozioni profonde..
dunque a mio parere i due mondi possono considerarsi contigui, forse affini, ma per molti aspetti divergono...
...la proporzione "divina" non c'entra...è nelle natura delle cose, che rispondono alle regole della fisica traducibili con la matematica...ciò che è possibile, in se, deve essere armonioso nella forma e/o nel funzionamento (alcune di queste cose sono addiruttura classificate dalla nostra mente come belle altre no...il nautilus è bello..una murena no...etc.)..
...l'armonia prevede sempre un minimo spreco dell'energia (non a caso la terra come oggetto rotante nello spazio è un ellissoide tendente ad una sfera e non un cubo e/o un prisma etc.)...
il caos, inteso solo come caos e basta, non c'entra..
...l'unico caos che può avere senso nel nostro universo, grande o piccolo che sia, è il caos dotato di attrattore...il cuore umano, il sistema solare, l'atomo etc. sono classici esempi di oggetti dotati di moti caotici e di attrattore (cioè di uno spazio reale delle fasi....al di fuori del quale...il cuore perde il passo e il sistema solare si sconquassa e l'atomo si disintegra...etc.
attendo ulteriori commenti!
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grazie Monster il tuo intervento è competente e sono d'accordo ma quello che tu dici per me non esclude la matematica intesa come misura e come misura è uguale ad armonia.
La musica non è figlia dell'armonia dei rapporti tra lunghezza, altezza, timbro dei suoni, rapporto tra silenzio e suono ...?
e la scultura tra vuoti e pieni, tra ombre e luce...?
Quello di cui parli, la pulsione irrazionale alla base dell'ispirazione, non produrrebbe poesia se alle spalle non fosse supportata dalla competenza, che può essere innata o acquisità con l'esercizio, di saper misurare i suoni, di sentire una stonatura come nella musica ...
La poesia è caos quando ribolle dentro ma poi nasce con una struttura propria, una forma e una metrica, e la piacevolezza o la bellezza dei versi sono proporzionali al rispetto delle regole della misura che per me è branca della matemetica.
La maggior parte dei poeti lo fa automaticamente e scrive liriche sublimi, piene di musicalità (armonia di rapporti tra varie misure)
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faccio un esempio...
io scrivo..
Nubi,
ondeggiano.
Metamorfosi di sogni.
Luna,
vestita d'argento.
Un'alba gentile,
spiagge deserte.
La sera ha divorato
silenzio.
I tuoi pensieri,
una farfalla (senza le ali).
L'innocenza dell'alba,
coriandoli d'arcobaleno.
una poesia (?) mah..parole senza alcun senso..eppure a me piace...
teoricamente potrebbe piacere anche a qualcun'altro..
ma cosa è...solo un "maldestro" esercizio di miei titoli di altre poesie...
la matematica dove è?
sayonara
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la matematica c'è...
è nella scelta di un titolo piuttosto di un altro, perchè si leghi col precedente, perchè mentre leggi il testo scorra... perchè ci siano assonanze ... e questo tu l'hai fatto: i titoli non li hai presi a caso
e se anche li avessi presi dall'elenco ordinato per data vuol dire che seguivi un ordine inconsapevolmente rispettoso di certe regole.
Questo è il mio pensiero che può essere (sicuramente) sbagliato ma io ci credo, ne sono fermamente convinta.
-
la matematica c'è...
è nella scelta di un titolo piuttosto di un altro, perchè si leghi col precedente, perchè mentre leggi il testo scorra... perchè ci siano assonanze ... e questo tu l'hai fatto: i titoli non li hai presi a caso
e se anche li avessi presi dall'elenco ordinato per data vuol dire che seguivi un ordine inconsapevolmente rispettoso di certe regole.
Questo è il mio pensiero che può essere (sicuramente) sbagliato ma io ci credo, ne sono fermamente convinta.
Insisto: dei miei 400 e più lavori (dal novembre 2003....mai scritta una sola parola prima in vita mia), avrei potuto scegliere titoli completamente a caso e pur scrivere qualcosa di carino...e/o di emozionatamente significativo..
così pure fare un "inverso" casuale..
l'ordine dove sarebbe stato?
non ci provo perchè io mi annoio facilmente di me stesso!
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ora devo interrompere (non perchè mi manchino gli argomenti... o forse sì? vi lascio questo compito: scoprite la verità - scusate la "deformazione professionale" ero maestra e per 22 anni ho insegnato matematica!!!!!!!!!! )
... starò fuori fino a lunedì... spero che la discussione non s'interrompa.
Vi abbraccio
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e va bene continuo io...
affermo..
...ciò che è matematicamente possibile può essere traslato in un poeticamente reale...non è vero il contrario, in assoluto!
...aggiungo: se non c'è equivalenza perfetta dico che la poesia è superiore alla matematica (e da questa non deriva in concreto, se non per una trasposizione "antropica" dei concetti), così come l'intelligenza umana è superiore a quella di una medusa e da questa non deriva!
...ciò vale per tutte le espressioni dell'arte umana..(musica, pittura, scultura etc.)..ad una prima superficiale indagine sembrano connesse alla matematica (proporzionalità delle forme etc)....all'approfondimento troviamo solo l'anima dell'Autore (se no certi quadri di Picasso sarebbero solo macchie incoerenti su tela e non altro)!
o no?
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in definitiva appare chiaro che la matematica (per quanto elevata e sofisticata possa essere) non può descrivere lo stato d'animo umano dal quale nasce normalmente una poesia...
in linea generale...non confondiamo per favore la "quantità" (brutalità del contesto matematico) con la "qualità" (eleganza emozionale della poesia) che dalla quantità non necessariamente emerge!!
...in parole povere: si possono aveve degli ottimi poeti anche senza un briciolo di matematica ma al contrario devo ammettere che non è possibile un ottima matematica senza un pizzico di poesia!
alla base di tutto c'è l'uomo non lo strumento...!!
stop!
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La poesia nasce da uno stato d'animo ma poi si esprime nel rispetto di parametri, i paletti che trasformano le tue frasi nei versi di una poesia ... questi non sono semplice quantità ma è la qualità esaltata dalla giusta quantità, un mixer inscindibile... sono insieme per questo è difficile individuarli.
Tutte le analisi sono asettiche e fredde e hai ragione quando affermi che l'uomo è alla base di tutto ma anche nell'uomo c'è questo dualismo: "soffio vitale" o spirito o anima o solo essenza o come altro si voglia chiamare e il "corpo" la materia, chimica e fisica basate tutte su formule matematiche
Difficile uscire da un mixer e guardarne dall'esterno i componenti... come ci insegnavano in chimica dai componenti al composto si può, dal composto ai componenti non sempre... mescola latte e caffè e non potrai più dividerli... ma sai che sono due elementi però c'è chi lo dimentica e beve il cappuccino... dice "buono... unico!"
disquisire ... interessante questa filosofia, filosofia del poetare?.... chi mi aiuta, che non lo so...
e non mi mandate ...
no stop!
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La matematica si è dimostrata un arma enormemente potente nella sua capacità di interpretare la realtà, tanto che pressoché tutte le scienze moderne fanno uso di modelli matematici per conseguire i loro scopi. Persino il caos è stato trattato matematicamente con sorprendenti risultati. Anzi proprio dallo studio dei sistemi caotici risultano quegli oggetti geometrici chiamati frattali che appaiono così diffusi in natura e spesso persino belli.
Nonostante questo sarebbe erroneo, sebbene dal punto di vista pratico molto utile, confondere il modello con la realtà.
Questo in generale. Ma torniamo al nostro argomento: la poesia.
La poesia nasce essenzialmente come ritmo e musicalità, probabilmente in origine non si distingueva dal canto ed ancora oggi i rimatori in ottava rima cantano i loro versi ottenendo impeccabili endecasillabi senza bisogno di contare. D’altra parte chiunque voglia scrivere versi osservando una metrica uniforme senza risultare artificioso dovrà prendere il ritmo e scrivere basandosi su quello, solo in seguito potrà mettersi a contare i versi ed apportare qualche eventuale ritocco.
Ma è fuori di dubbio che la musica ed il ritmo possano essere ben interpretati in chiave matematica come l’espressione sonora di precisi rapporti.
Sotto un altro aspetto si può dire che parola e numero da sempre sono stati considerati come gli elementi creativi dell’universo ed in tal senso la parola poetica con i suoi ritmi numerici assume un carattere magico, sciamanico ed è questo carattere ancestrale che a mio avviso distingue definitivamente la poesia dalla prosa.
continua
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Questo non significa affatto che non si possa fare poesia prescindendo dalla metrica, tuttavia quello che distingue la poesia dalla prosa è la forma. Un testo può essere altamente evocativo, esprimere emozioni e sentimenti, indurre alla partecipazione emotiva fino alle lacrime pur essendo in prosa.
In un testo poetico la forma deve avere una funzione comunicativa comparabile con quella assunta dal testo in essa contenuto.
Ciò può avvenire attraverso espedienti diversi dal ritmo o dalle corrispondenze foniche, può consistere in uno spezzarsi del verso secondo logiche che esprimono il sentire dello scrittore, attraverso una particolare disposizione grafica o qualsiasi altra cosa.
Naturalmente il fatto che un testo abbia una forma poetica non garantisce che il contenuto sia poetico, la qual cosa è invece possibile per qualsiasi altra creazione artistica, che tuttavia mai si definirebbe, se non in senso figurato, una poesia, come un quadro, un brano musicale, un romanzo.
Nel corso del novecento si è manifestata una tendenza al mescolamento delle forme e non dico che ciò non possa avere un valore artistico. Dubito però, dal mio punto di vista, che si possa definire propriamente poesia ciò che non ha una riconoscibile forma poetica.
Così come non si definiscono quadri o sculture certe creazioni dell’arte contemporanea che vengono invece definite più propriamente allestimenti, installazioni ecc.
continua
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Detto questo, come ho precisato all’inizio del topic questo esperimento si colloca nell’ambito della scrittura metrica e si propone di sviluppare una metrica sulla base della Proporzione Divina, che è stata ed è considerata da molti, a torto o a ragione, un canone di bellezza.
Naturalmente il tutto è fatto con finalità giocose senza particolari pretese. Credo che la cosa sia perfettamente legittima e, per quanto questo indirizzo, a qualcuno, possa non piacere, che non sia nemmeno estranea alla ricerca artistica ed anche poetica contemporanea.
Forse sono andato un poco oltre il tema della discussione, ma mi pare che fosse necessario per mostrare come se la poesia è cosa diversa dal numero, tuttavia il numero ha pieno diritto di cittadinanza nella poesia (e lo stesso vale per la musica, per la pittura, per la scultura), sin dai tempi dei tempi, in quanto si presta a “definire” quel qualcosa in più che la forma poetica richiede.
Ed in fondo il numero ha mostrato di avere diritto di cittadinanza in molte discipline tanto che la matematica si è guadagnata il titolo di regina delle scienze, ovvero della Conoscenza, la quale è la prerogativa propria dell’essere umano.
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nella ricerca della verità si arriva sempre ad un punto mediano che concilia o avvicina posizioni estreme o opposte.
L'argomentare di Stefano mi sembra che vada in questa direzione e mi soddisfa...
Molte delle strategie mentali ci sono sconosciute e a volte con il ragionamento non arriviamo a ciò che molti istintivamente intuiscono e questo campo sconosciuto dovrebbe essere approfondito... (non parlo del ragionamento di Stefano)
... l’uomo che ho diviso tu Stefano lo hai riassemblato con l’energia giusta, quella forza magica, quella stessa che nei bambini è ancora viva e rispettata
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faccio un esempio...
io scrivo..
Nubi,
ondeggiano.
Metamorfosi di sogni.
Luna,
vestita d'argento.
Un'alba gentile,
spiagge deserte.
La sera ha divorato
silenzio.
I tuoi pensieri,
una farfalla (senza le ali).
L'innocenza dell'alba,
coriandoli d'arcobaleno.
una poesia (?) mah..parole senza alcun senso..eppure a me piace...
teoricamente potrebbe piacere anche a qualcun'altro..
ma cosa è...solo un "maldestro" esercizio di miei titoli di altre poesie...
la matematica dove è?
sayonara
Solo per pignorare! Ma perchè anche insconsciamente hai preso un ritmo tutto pari nella prima metà della poesia e poi tutto dispari?
bho.... non lo sò!
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Solo per pignorare! Ma perchè anche insconsciamente hai preso un ritmo tutto pari nella prima metà della poesia e poi tutto dispari?
bho.... non lo sò!
non l'ho scelto di proposito...è venuto da se...dagli ultimi (non ultimissimi) titoli di mie poesie..
puoi controllare!!
ciao
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Quello che importa, Monster, non è il fatto che tu abbia costruito i versi e la strofa volutamente secondo un certo criterio o meno, ma il fatto che, comunque tu l’abbia ottenuta (anche in maniera del tutto casuale), ti piaccia come suona.
A questo punto è lecito domandarsi perché ti suona bene?
Un’analisi metrica potrebbe forse darci qualche risposta, nonostante che tu non abbia voluto usare nessuna metrica.
Visto che siamo in un topic sperimentale ci provo. :)
Quello che cercherò di analizzare è il ritmo accentuativo della strofa.
I numeri indicano la posizione degli accenti ritmici, accanto è riportato il tipo di verso.
Nùbi, 1 bisillabo
ondéggiano. 2 trisillabo sdrucciolo
Metamòrfosi di sògni. 3-7 ottonario
Lùna, 1 bisillabo
vestìta d'argènto. 2-5 senario
Un'àlba gentìle, 2-5 senario
spiàgge desérte. 1-4 quinario
La séra ha divoràto 2-6 settenario
silènzio. 2 ternario
I tuòi pensièri, 2-4 quinario
una farfàlla (sènza le àli). 4-6-8 novenario
L'innocènza dell'àlba, 3-6 settenario
coriàndoli d'àrcobalèno. 2-(6)-8 novenario
continua
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Si nota una netta prevalenza del ritmo binario (7 versi su 13), la cui monotonia è interrotta di tanto in tanto da versi più brevi, con un solo accento ritmico, o più lunghi, con tre accenti ritmici, i quali si discostano, però, poco dal ritmo principale ( di una sola unità, diciamo).
Trovo utile suddividere la strofa in tre parti che presentano, ciascuna, strutture dotate di una certa simmetria.
Prima parte.
I primi tre versi presentano la seguente struttura ritmica:
1 accento
1 accento
2 accenti
I primi due possono essere visti come un verso a ritmo binario(un quaternario) spezzato in due che si rispecchia nel terzo verso ottonario.
Seconda parte.
I successivi sei versi presentano la seguente struttura ritmica perfettamente simmetrica:
1 accento
2 accenti
2 accenti
2 accenti
2 accenti
1 accento
Terza parte.
Gli ultimi quattro versi presentano la seguente struttura ritmica alternata:
2 accenti
3 accenti
2 accenti
3 accenti
Si può anche notare che il gruppo di due versi che chiude la seconda parte contiene tre accenti ritmici anticipando in qualche modo l’alternanza della terza parte.
Mentre il gruppo di due versi che apre la seconda parte ha la stessa struttura ritmica di quello che chiude la prima.
Credo che l’uniformità ritmica gradualmente variata e la struttura “ordinata” delle parti, unitamente ad un certo andamento “crescente”, possano dare una qualche ragione della sensazione di “piacere” provata.
Ora se è possibile dare conto della sensazione di “piacere” provata dalla mente tramite l’orecchio attraverso un’analisi “numerica” (lasciamo stare la matematica) è verosimile che si possa “progettare numericamente” una struttura che possa risultare piacevole alla mente e all’orecchio, forse con risultati anche superiori a quelli ottenuti in maniera spontanea.
Il che, naturalmente, non è una mia scoperta ma è stato fatto praticamente da sempre.
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Ho seguito tutta la spiegazione di Stefano.
Penso che la proporzione divina sia interessante: qualcosa che si ritrovi in natura, nel corpo umano ecc. non può che colpire l'uomo!
Ma <<schiaffare>> una poesia entro le sue dimensioni è puramente artificiale... la ''dimensione'' è bella e misteriosa perchè divina, ma la poesia -che a parer mio fino a un certo punto deve seguire gli schemi- è qualcosa che va di per sé, e mi sembra un pò una 'forzatura' quello di cui state discutendo. Naturalmente è solo una considerazione. Tra l'altro oltre a fare una bella confusione si incappa pure nella questione della difficoltà di rientrare nello schema complicato da Stefano proposto, e secondo me l'elemento più importante di una poesia è la potenza, l'espressione e l'immensità della parola e non cavilli ormai fuori moda quali complicate attinenze a una metrica così terribilmente complicata!
Interessante discorso...
Alessandro
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arrivo un po' in ritardo a leggere questa discussione che trovo estremamente interessante...
di certo ripeterò in breve e in maniera meno articolata e potente, quello che già altri hanno detto prima di me, ma, volendo rispondere ad Alessandro, vorrei ricordare che ogni schema metrico impartisce delle misure...
vogliamo dire forse che l'infinito di Leopardi (tanto per citare una tra le poesie più famose) sia ingabbiata in uno schema? che non abbia potenza evocativa o che non trasmetta emozioni? ...eppure si tratta di endecasillabi, tutti pensati e costruiti a regola d'arte! ;)
io credo che la poesia possa scorrere fluida, seppure incanalata in una forma precisa, e anzi, credo che la massima poesia si abbia proprio allorquando le parole scivolino sulla nostra lingua senza darci l'opportunità, prima di una analisi più approfondita, di capire che è stata "costruita", "misurata".
se la poesia è una musica di parole, dobbiamo ricordare che anche la stessa musica ha alla sua base la matematica...
ora non riesco a trovarlo, così su due piedi, ma qualche mese fa ho letto un libro scritto da un pianista contemporaneo, Giovanni Allevi, che, in un capitolo, parla proprio di quanto anche la musica sia "matematica".
questo proposto da Stefano, comunque, è un gioco linguistico che mi ha divertito molto, sebbene complicato! eheheheh!!! ;)
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A proposito dell’utilizzo della Sezione Aurea nella musica può essere interessante, anche se un po’ lungo, leggere la pagina seguente:
http://www.sectioaurea.com/sectioaurea/S.A.&Musica.htm (http://www.sectioaurea.com/sectioaurea/S.A.&Musica.htm)
Un brano esaminato nel saggio è il terzo movimento della Musica per archi, percussione e celesta del musicista ungherese Bèla Bartòk.
Ecco il link:
http://it.youtube.com/watch?v=zqZhft6hZ5E (http://it.youtube.com/watch?v=zqZhft6hZ5E)
Oltre alla musica classica, dove un uso esplicito e consapevole lo si trova soprattutto nel corso del novecento, l’autore analizza anche un brano dei Genesis: Firth of Fifth che secondo lui è volutamente strutturato secondo la Proporzione Divina.
Può essere ascoltato su Youtube:
http://it.youtube.com/watch?v=5ksoDr3Ip_w (http://it.youtube.com/watch?v=5ksoDr3Ip_w)
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Curiosità su numeri di Fibonacci e poesia.
Pare che prima ancora che Fibonacci li ideasse la sequenza dei suoi numeri fosse stata “scoperta” nella poesia sanscrita.
Come in latino ed in greco, in sanscrito, le sillabe possono essere brevi (le indicherò con B) o lunghe (le indicherò con L). Si poneva quindi il problema di stabilire quante possibili varianti ammettesse un verso mantenendo una uguale durata. Assumendo che una sillaba lunga equivalga a due brevi abbiamo:
-per il verso della durata di una unità temporale, 1 sola possibilità: una sillaba breve (B)
-per il verso di due unità temporali, 2 possibilità: due brevi (BB) o una lunga (L)
-per il verso di tre unità temporali, 3 possibilità: BBB o BL o LB
-per il verso di quattro unità temporali, 5 possibilità: BBBB o LBB o BLB o BBL o LL
e così via: le variazioni possibili di ciascun metro sono uguali alla somma delle variazioni dei due metri precedenti.
Esiste testimonianza che ciò era noto ai poeti indiani sino dal VI secolo anche se in termini rigorosi la cosa è stata enunciata da Hemacandra qualche decennio prima di Fibonacci, nel XII secolo.
Nella poesia occidentale, un componimento che presenta forti tracce fibonaccesche, è il limerick: in esso il numero di versi è 5, il numero di piedi per verso (e quindi di accenti) è 3 (in tre versi che rimano tra loro) e 2 (in due versi che rimano tra loro), il numero totale di piedi (e di accenti) è 13, tutti numeri di Fibonacci.
Eccone uno di Edward Lear:
There was an Old Man with a beard,
Who said, 'It is just as I feared!
Two Owls and a Hen,
Four Larks and a Wren,
Have all built their nests in my beard!'
E anche noi ci siamo esercitati in passato:
http://www.scrivere.info/community/forum/index.php?topic=1706.0 (http://www.scrivere.info/community/forum/index.php?topic=1706.0)
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Molto interessante il tuo intervento sulla sezione aurea applicata alla poesia, è quello che si "dovrebbe" fare, io purtroppo quando scrivo lascio la penna libera. Concordando sul fatto della poesia, aggiungerei che bisognerebbe applicare la sezione aurea a tutto ciò che ci circonda, ricercando e sfruttando l'armonia che ne deriva. Io, nei siti che mi attraggono, ricerco sempre la "vesica piscis", o mandorla indiana, che mi aiuta a capire e percepire non solo il significato dell'opera ma anche il suo scopo.