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La mia con la poesia è una lunga storia di amori e tradimenti.
Il primo amore sui banchi delle scuole medie, mandavo a memoria decine e decine di versi di Piemonte e scrivevo rime baciate per il compleanno dei miei compagni di classe.
Il primo tradimento lo consumai con il pallone a scacchi del basket, nelle infuocate battaglie sotto ai canestri mi scordai completamente della poesia relegata nel cassetto delle cose abbandonate.
A inizio anni ottanta mi lasciai nuovamente sedurre dall'arte di Calliope, ripresi a scrivere versi che pubblicai partecipando poi ad alcuni concorsi letterari e, con mia grandissima sorpresa, nel 1983 la giuria del Premio Camaiore, composta da eminenti personalità della letteratura (Guglielmo Petroni, Folco Portinari, Giorgio Saviane), inserì il mio libro nella rosa dei finalisti in compagnia di nomi importanti quali Dario Bellezza e Giuseppe Bonaviri.
In preda ad una incontrollabile euforia giurai alla poesia eterno amore, ma la fedeltà non faceva evidentemente parte del mio Dna perchè trascorso poco tempo misi in atto un nuovo tradimento, questa volta con il podismo.
Correvo le maratone e la poesia la sfioravo appena, distrattamente, ma lentamente nella monotonia degli interminabili allenamenti cominciai a sentirne la mancanza e, fatalmente, fu di nuovo amore complice Basho e il fantastico mondo dell'Haiku.
Si trattò di un flirt molto breve perchè un amico mi fece scoprire il fascino dell'avventura in lunghissimi viaggi in Asia e in Patagonia sulle tracce di Chatwin e la poesia la relegai negli scomparti più reconditi del mio zaino.
L'imperscrutabile disegno del destino, e siamo ai giorni nostri, è riuscito, galeotta una raccolta di versi di Anna Achmatova capitatami casualmente tra le mani, a gettarci nuovamente l'uno nelle braccia dell'altra e chissà che questa volta non sia per almeno qualche secolo.
I miei poeti prediletti?
Cito alla rinfusa: la Spaziani, Leopardi, l'Achmatova, Foscolo, i Maudits, Basho e Vittorio Sereni. |
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